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Matteo Pastorino – Un Clarinetista di Statura Internazionale
Il nostro amico, il produttore Antonio Martino, ha un talento straordinario nel scoprire musicisti eccezionali con mondi sonori affascinanti. Se in Europa il clarinettista più visibile può essere Émile Parisien, Matteo Pastorino è, a mio avviso, altrettanto impressionante. Invece di addentrarsi in un jazz iper-contemporaneo, offre una visione del jazz europeo e della sua interpretazione che lo rende uno dei più grandi clarinettisti che abbia mai ascoltato. Originario della Sardegna, Pastorino vive a Parigi dal 2008.
Dopo due album con il suo quartetto—V (2014) e Suite for Modigliani (2017)—Matteo Pastorino esprime, con LightSide, il suo profondo desiderio di riconnettersi alle proprie radici. Ci invita a un viaggio intimo nel cuore del suo patrimonio mediterraneo, un’ode luminosa alla vita. L’album include un brano dedicato a sua figlia, Elvira, una celebrazione della rinascita con Marzo, evocando il ritorno della primavera, e un ritorno alle fondamenta del jazz e dello swing con Coming Back. I suoi viaggi musicali si estendono oltre il Mediterraneo, fino al Senegal, con Gorée, ispirato da una melodia di kora ascoltata su quell’isola simbolica, toccante memoria della tratta degli schiavi.
Appropriatamente, questo album risuona profondamente con il Black History Month negli Stati Uniti. Pastorino ha scelto il clarinetto basso, probabilmente uno degli strumenti più belli e versatili, esplorandone appieno il potenziale sonoro lungo tutto l’album. Ad accompagnarlo è un trio straordinario:
- Dario Deidda (basso semi-acustico)
- Domenico Sanna (pianoforte)
- Armando Luongo (batteria)
Ogni composizione, concepita appositamente per questi musicisti, si basa su strutture raffinate pensate per creare spazio per l’interazione, per la melodia, per le voci uniche dell’ensemble e per un ascolto profondo. Il progetto è nato grazie a una commissione del Festival Time in Jazz, curato da Paolo Fresu nel 2021.
Un’iniziativa magnifica, che non sorprende chi, come me, ammira la musica di Paolo Fresu. L’Italia ospita un numero impressionante di musicisti jazz, spesso troppo ancorati alla tradizione classica o eccessivamente radicati nella propria cultura. Ma qui non è il caso. LightSide abbraccia un linguaggio jazz di respiro internazionale.
Per meglio inquadrare quest’opera, vi lascio con le parole di Paolo Fresu:
“Un’isola è un’isola solo se diventa un punto di partenza—per poterci tornare con occhi nuovi.
Questo è ciò che ha fatto, e continua a fare, Matteo Pastorino nel suo tentativo di definire i contorni del suo pensiero musicale. Lo fa da anni, partendo dalla sua Sardegna natale, attraversando l’Europa contemporanea, fino a Parigi, dove incontra musicisti provenienti da ogni angolo del mondo.
Una testimonianza del fatto che la ricchezza del futuro risiede nella speranza dei flussi migratori, che celebrano la bellezza della diversità.
LightSide è il ritorno da un lungo viaggio attraverso la memoria, il tempo e le latitudini. Costruito e vissuto con Domenico Sanna, Dario Deidda e Armando Luongo, il suo clarinetto dipinge un paesaggio impregnato delle molteplici sfumature del Mediterraneo in dialogo con il Vecchio Continente.
Un album che afferma l’importanza e l’originalità del linguaggio, così come la funzione dell’archetipo—capace di costruire e generare contrasti e luce, in un continuo gioco tra meraviglie solari e brume malinconiche.
Il suono del clarinetto basso mi riporta ai miei primi ascolti jazz degli anni ’80, a “Scales” di Manfred Schoof, arricchito da un Michael Pilz ispirato. Era il 1976, e questa musica, nata nel cuore dell’Europa, riecheggiava i contorni di una nuova geografia che si delineava nel processo creativo del jazz centroeuropeo.
Non so se Matteo abbia attinto da quel momento artistico, ma sono certo che i suoi occhi abbiano immortalato i frammenti preziosi del suo viaggio e che questo si sia nutrito degli ascolti raccolti ai crocevia del mondo.
LightSide è proprio questo: un’opera elastica, in movimento dinamico, che dilata il tempo e crea spazio per il silenzio. Perché possiamo continuare a immaginare ciò che ancora non esiste.”
Paolo Fresu
La bellezza delle composizioni e degli arrangiamenti è esaltata dalla maestria di tutti i musicisti coinvolti. Senza dubbio, LightSide merita di entrare nella nostra selezione degli “Indispensabili”, affermandosi come una delle uscite più significative di questo primo trimestre dell’anno.
Thierry De Clemensat
USA correspondent – Paris-Move and ABS magazine
Editor in chief Bayou Blue Radio, Bayou Blue News
PARIS-MOVE, February 28th 2025
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